Ritornare al Superbowl e vincerlo; questo era l'imperativo della squadra alla mattina del 10 luglio 1983. La sconfitta e la delusione, seppur cocenti, non dovevano assolutamente far sentire appagati i giocatori e lo staff tecnico per essere riusciti a giungere in finale dopo avere disputato solamente due campionati. Fu per questo motivo che la societa', in accordo con allenatori e giocatori, decise di disputare comunque il Torneo Basi Nato come esperienza per i giocatori gia' affermati e per le nuove leve.
Nel frattempo l'interesse per il football americano in Italia era cresciuto a dismisura; a Milano, nella sede dell'AIFA, le richieste di partecipazione ai vari campionati di serie A e B e di adesione all'associazione arrivavano continuamente da tutta Italia. A seguito di questo incremento di popolarità del football fu deciso di disputare la finale del campionato, il IV Superbowl, in una città di forte richiamo turistico quale Rimini, per il giorno sabato 7 Luglio.
Il campionato del 1984 verrà ricordato come uno dei più avvincenti, grazie soprattutto all'incremento del numero delle squadre partecipanti da 18 a 24, divise in quattro gironi da sei, così come illustrato:
Fra le principali novità, va senza dubbio segnalato l'arrivo nel campionato italiano dei primi giocatori ed allenatori provenienti dai College e dalle Università americane, incrementando cosi' il gia' buono livello tecnico ed atletico del gioco in Italia; fra gli allenatori giunti quell'anno, si segnala per le sue doti tecniche Jim Emery, capo allenatore dei Doves Bologna dal 1984 al 1987, al quale viene riconosciuto il merito di essere stato il primo coach americano 'professionista' a vincere un Superbowl.
Ed i Warriors? Dopo un inverno passato ad affinare la conoscenza tecnica dei giocatori, la societa', a seguito della defezione per motivi di studio di Jim O'Brien, seguendo quella che era la scelta tecnica delle principali squadre in Italia, fece giungere dagli Stati Uniti il suo primo giocatore di un certo spessore tecnico, Jim Winston, che disputo' quel campionato in difesa con il doppio ruolo di defensive end / noseguard.
Il successo della sfortunata finale di Genova incremento' in maniera consistente l'aspetto promozionale della squadra con l'introduzione di gadgets che venivano solitamente venduti durante le partite interne dei Warriors, quali cappellini, adesivi, bandiere, spille; nell'ambito di questa innovazione la terza partita di campionato contro i Panthers di Parma segnò la comparsa della mascotte della squadra, Warry, che avrebbe accompagnato durante gli anni la squadra ad ogni entrata in campo nelle partite casalinghe.
Ma veniamo al campionato; contrariamente all'anno precedente i Warriors ebbero un inizio folgorante grazie anche alla maggiore attenzione prestata dallo staff tecnico alla preparazione fisica e tecnica. I risultati del girone di andata indicano quanto sostanziale fosse la differenza dei team offensivi e difensivi dei Warriors rispetto a quelli delle altre squadre; Warriors-Condor 50-0, Doves-Warriors 6-28, Warriors-Panthers 30-6, Gladiatori-Warriors 0-69, Grizzlies-Warriors 7-40.
Al termine del girone di andata la squadra bolognese era al primo posto sia nelle statistiche offensive (totale yards guadagnate 1383 di cui 782 su corsa e 601 su lancio) che in quelle difensive (totale yards concesse 75 di cui -104 (!!) su corsa e 179 su lancio), mentre la stampa specializzata indicava gia' come sicura finalista a Rimini i Warriors. Purtroppo questo clima di eccessiva sicurezza portò i giocatori e lo staff tecnico a disputare un girone di ritorno in maniera un po' superficiale; esclusi due incontri senza storia contro i Condor ed i Gladiatori, la vittoria sui Doves fu particolarmente sofferta, mentre contro i Panthers ed i Grizzlies le partite terminarono in pareggio. Comunque l'obiettivo principale di chiudere la stagione regolare al primo posto era stato raggiunto, confermando così l'interesse e l'affetto dei bolognesi nei confronti di questo sport con una affluenza media a partita di circa 4000 spettatori.
I primi avversari nei quarti di finale furono i Seamen Milano, i quali nel corso della stagione ebbero l'onore della cronaca per essere riusciti a battere i campioni d'Italia Rhinos Milano per la prima volta dopo tre anni di dominio incontrastato in campionato; era quindi la squadra ideale da affrontare al fine di scacciare quelle voci che volevano i Warriors in crisi di identità e di gioco.
I playoff di quell'anno si sarebbero dimostrati particolarmente duri ed equilibrati, a dimostrazione della continua evoluzione del football americano in Italia; mentre Frogs e Warriors ebbero ragione rispettivamente di Giaguari Torino (31-9) e Seamen Milano (14-3), le altre due squadre che si erano classificate prime nei rispettivi gironi ed esattamente Rams Milano ed Aquile Ferrara furono sorprendentemente battute in casa dagli Angels Pesaro(8-13) e Doves Bologna (16-18). Anche in questa stagione l'elemento sorpresa sarebbe stato un fattore determinante per le due semifinali che si disputarono a Bologna ed a Busto Arsizio il 23 Giugno 1984.
I Warriors, davanti a quasi 6000 persone, ricevevano gli Angels Pesaro, la squadra marchigiana che negli ultimi due anni aveva regalato non poche emozioni ai propri tifosi, soprattutto nei playoff; la partita fu particolarmente difficile, a causa degli infortuni che avevano particolarmente colpito i bolognesi nel precedente incontro con i Seamen, uno fra tutti quello di Joe Inzinna, il forte running back americano. Numerosi falli rilevati dagli arbitri e l'infortunio patito dal quarterback Petroni dei Warriors, fecero stare in ansia i numerosi tifosi, ma la forte difesa di quell'anno e una buona prestazione complessiva della squadra nei primi due quarti di gioco impedirono agli Angels di ripetere l'ottima prestazione di due settimane prima contro i Rams.
A fine partita il tabellone segnava 14-11 per i Warriors, aprendo, così le porte al Superbowl di Rimini che la squadra bolognese avrebbe disputato contro i Frogs di Busto Arsizio i quali, nell'altra semifinale, avevano dovuto faticare le proverbiali sette camice per avere ragione dei sorprendenti Doves Bologna con il risultato di 24-21.
La vicinanza a Bologna e la convinzione di potere finalmente vincere la finale portarono a Rimini quasi 8000 bolognesi partiti con tutti i mezzi disponibili; i biglietti per il Superbowl furono letteralmente bruciati nei punti di prevendita in pochi giorni e chi non ebbe la possibilità di poterli acquistare a Bologna, si fece un viaggio di 200 chilometri, fra andata e ritorno, per acquistarli alla prevendita della città romagnola.
Il 7 luglio lo stadio Romeo Neri di Rimini straripava di entusiasti di tutta Italia giunti per vedere la finalissima, fra i quali vi era una certa predominanza di tifosi biancoblu; il numero di tifosi sarebbe stato, purtroppo, l'unico elemento predominante dei Warriors in quella serata. Due segnature lampo dei Frogs nei primi due quarti, una difesa nero-argento estremamente fisica e corretta ed una serata infelice dell'attacco bolognese nei lanci, permisero ai lombardi di vincere la loro prima finale con il punteggio di 16-6.
A campionato finito, si ebbe comunque la conferma che i Warriors avevano acquisito una posizione di prestigio nel panorama del football americano dovuta a fattori che andavano al di fuori della semplice conoscenza tecnica, quali il grosso impegno professionale dei giocatori italiani (tutti dilettanti alle prese con i propri impegni di lavoro e di studio), il contributo significativo degli sponsors, la professionalità degli allenatori Roger Greiger ed Al Volpini, la dedizione dello staff tecnico, l'impegno organizzativo della dirigenza, la validità dei giocatori americani ed infine, non per questo ultimo, l'enorme entusiasmo con cui i tifosi bolognesi hanno sostenuto e seguito in massa la squadra anche in trasferta.