La stagione 1987 evidenziò ancora una volta che il livello tecnico aveva subito una ulteriore impennata grazie all'introduzione del giocatore americano nel ruolo di quarterback, e che, per potere mantenere delle posizioni di prestigio, occorrevano investimenti mirati, lavorare duro ed essere sempre pronti a qualsiasi cambiamento. Questo serie di accorgimenti furono, però, il segnale che non tutte le squadre potevano permettersi di sostenere questo tipo di attività, soprattutto dal lato economico; fu così che alcune squadre cessarono di esistere, come i Rams Milano, una delle prime squadre fondatrici della Federazione, mentre altre optarono di disputare il campionato di serie B, pur di non scomparire dalla scena del football americano.
I Warriors, intervennero sul mercato nazionale per rafforzare i propri reparti offensivo e difensivo, con l'acquisto di molti atleti provenienti dalle vicine Modena e Ferrara, mentre dagli Stati Uniti, oltre ai riconfermati capo allenatore Waldner e per la difesa Hargreaves, giunsero Michael Leivermann nel ruolo di quarteback e Gary Fischer, assistente e giocatore di rilievo.
La regular season, nell'arco delle dodici partite disputate, si concluse con il secondo posto della squadra bolognese con 10 partite vinte e 2 perse alle spalle dei Rhinos Milano. I play-offs non furono facili; a parte gli ottavi di finale contro i Lanceri Novara, partita a senso unico, i Chiefs Ravenna diedero filo da torcere ai Warriors, i quali riuscirono ad avere ragione dei romagnoli solamente nel terzo quarto di gioco. La semifinale contro i Rhinos a Milano, disputata in un clima accesissimo in campo e sugli spalti, fu sicuramente la migliore partita dell'anno; sotto di sei punti all'inizio del terzo quarto, i Warriors rimontarono e superarono successivamente la squadra milanese, supportati dai loro tifosi i quali, non smisero di tifare e cantare se non alla fine dell'incontro. La loro fu l'ennesima riprova dell'attaccamento alla loro squadra, ed il loro affetto fu sportivamente riconosciuto dal pubblico di Milano, il quale tributò loro un lungo applauso a fine partita.
La gioia in casa bianco blu fu grande, considerato che la squadra non era stata accreditata come favorita alla vigilia della semifinale e che diverse assenze gravavano sulla formazione felsinea; per la quarta volta negli ultimi sei anni i Warriors raggiungevano il Superbowl che si disputò quell'anno ad Ancona. Gli avversari ancora una volta erano i Frogs; come a Rimini nel 1984, i primi due quarti di gioco furono determinanti a favore dei lombardi. Occorre dire che i due giocatori americani dell'attacco già da tempo erano indisponibili per infortunio, e la buona volontà messa in campo dai giocatori italiani, non potè competere con l'indiscussa qualità tecnica dell'attacco dei Frogs guidato dal solito Robert Frasco, che con due azioni di lancio magistrali si guadagnò anche in quella occasione il titolo di MVP della partita.